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3. Commento alle Letture – V DOMENICA DI PASQUA

28 APRILE

V DOMENICA DI PASQUA

«RIMANETE IN ME E IO IN VOI»

COMMENTO

In questi pochi versetti l’evangelista Giovanni raccoglie le dimensioni fondamentali della vita spirituale di un cristiano. Gesù parla a cuore aperto ai suoi amici e a noi.
La metafora della vite e dei tralci affonda le sue radici nel Primo Testamento, ma qui il Signore la rende personale, intima.
All’origine c’è il Padre che invia il Figlio perché si incarni nel mondo, quello degli altri figli che si sono dispersi. Veramente Gesù, diventando carne come noi, ha affondato le sue radici in questo mondo, le ha affondate tanto da raggiungere l’estrema profondità del peccato, per purificare così l’umanità e portarle la vita stessa di Dio.
Ogni uomo è stato creato per mezzo del Verbo e a immagine di lui, per questo nasce innestato in Cristo, altrimenti non potrebbe neanche esistere. Il Padre stesso ha cura di questo rapporto tra gli uomini e Cristo, perché il tralcio sia quello che deve essere, cioè il credente che, ricevendo vita ed energia dalla vite, porta il frutto. La cura da parte del Padre, vignaiolo che ha piantato Cristo-vite nel mondo, comprende la potatura, perché gli uomini facilmente si lasciano sedurre dal mondo e disperdono le energie di amore in ciò che non vale, non dura e fa male.
Tutto questo per portare il frutto, che è uno solo: l’amore fraterno. Un amore come quello del Figlio, fino a dare la vita per gli amici.
Sette volte usa il verbo “rimanere” che significa anche “abitare”. È questa la realtà più insondabile della vita spirituale: Cristo abita in noi e noi in lui. La casa dice sicurezza, rifugio, riposo, intimità, ospitalità, accoglienza incondizionata, amore fraterno e filiale, convivialità, scambio di vita e di amore… Gesù ci offre tutto questo, ma chiede che anche noi l’offriamo a lui. Il rapporto di coppia è un’immagine forte ma piccola di questa immensa realtà che tanti mistici hanno vissuto in modo travolgente ma anche incomprensibile per chi non sperimenta la vita spirituale.
«Senza di me non potete far nulla»: è il risvolto negativo della rivelazione di chi siamo e perché viviamo. Senza Gesù non siamo più noi, non siamo più figli, non siamo più fecondi: diventiamo inutili a noi stessi e agli altri. Preferisco pensare che non possa essere una scelta diretta, ma una conseguenza tragica di chi decide di non credere in lui.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. Noi siamo innestati in Cristo, è la nostra natura di figli di Dio nel Figlio. La linfa che scorre dalla vite ai tralci è la stessa vita di Dio che ci fa vivere e ci rende fecondi.
  2. Il Padre pota i tralci. La potatura non è un danno, ma un dono fatto al tralcio, perché non disperda vita ed energia e così porti frutto. Le nostre resistenze alla potatura si verificano ogni volta che non vogliamo rinunciare a ciò che ci danneggia, ci indebolisce, ci distrae.
  3. Il frutto per il quale riceviamo vita ed energia da Cristo è l’amore fraterno, quello che Gesù ha vissuto e ci ha comandato. Senza di lui non siamo capaci di amare i fratelli come lui ha amato noi.
  4. Gesù in noi e noi in lui, noi la sua casa e lui la nostra: questo è il paradiso che è già iniziato. A volte ce ne dimentichiamo e diventiamo tristi; quando ce ne ricordiamo il sole dell’anima torna a splendere.

PROPOSTA DI IMPEGNO 

Scegliere una frase di Gesù che ci interpella, e abbiamo trascurato, e viverla.

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2. introduzioni – V DOMENICA DI PASQUA

28 APRILE

V DOMENICA DI PASQUA

«RIMANETE IN ME E IO IN VOI»

Gesù offre a chi crede in lui il dono della inabitazione reciproca, cioè, che egli abita in noi e che noi abitiamo in lui. Questo dono diventa necessariamente un impegno di amore: diventa casa del Signore e abita in lui solo chi ascolta, conserva e osserva la sua parola; in pratica, solo chi ama i fratelli, come li ama lui.

PRIMA LETTURA

Bàrnaba raccontò agli apostoli come durante il viaggio Paolo aveva visto il Signore.
Luca presenta Paolo come modello di convertito e di apostolo. Ha ricevuto il mandato da Cristo, ma, pur svolgendo una intensa e fruttuosa attività evangelizzatrice, che lo portava verso i pagani, senza sottometterli alla Legge mosaica, ci tiene a essere in comunione con tutti gli altri apostoli. Per questo si reca a Gerusalemme e presenta la propria storia e il proprio operato, non si scoraggia per le perplessità che suscita, si lascia «raccomandare» da Barnaba e obbedisce agli apostoli, che, per salvargli la vita, lo allontanano da Gerusalemme.

SALMO RESPONSORIALE       

Dal Salmo 21 (22)

Dopo aver sofferto, il salmista ha sperimentato la salvezza che il Signore ha operato per lui. Per questo professa la sua fede e testimonia la grandezza delle opere del Signore.

SECONDA LETTURA

Questo è il suo comandamento: che crediamo e amiamo.
Giovanni offre ai cristiani i criteri per valutare la propria appartenenza a Cristo. Sono semplicemente due: credere in Gesù e amare concretamente i fratelli.

VANGELO

Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.
Il popolo di Israele conosceva bene la parabola della vigna del Signore. Nel Primo Testamento Israele, vigna piantata e curata da Dio stesso, non aveva portato buoni frutti. Gesù inaugura il nuovo popolo di Dio e si presenta come la vite vera in cui sono innestati i credenti. Il frutto dell’amore fraterno può portarlo solo chi rimane unito a lui, vive della stessa sua vita e accetta l’opera del Padre, che lo purifica, per renderlo più fecondo nell’amore.

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4. Letture – V DOMENICA DI PASQUA

28 APRILE

V DOMENICA DI PASQUA

«RIMANETE IN ME E IO IN VOI»

PRIMA LETTURA

Bàrnaba raccontò agli apostoli come durante il viaggio Paolo aveva visto il Signore.
Luca presenta Paolo come modello di convertito e di apostolo. Ha ricevuto il mandato da Cristo, ma, pur svolgendo una intensa e fruttuosa attività evangelizzatrice, che lo portava verso i pagani, senza sottometterli alla Legge mosaica, ci tiene a essere in comunione con tutti gli altri apostoli. Per questo si reca a Gerusalemme e presenta la propria storia e il proprio operato, non si scoraggia per le perplessità che suscita, si lascia «raccomandare» da Barnaba e obbedisce agli apostoli, che, per salvargli la vita, lo allontanano da Gerusalemme.

Dagli Atti degli Apostoli   At 9,26-31

In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE       

Dal Salmo 21 (22)

Dopo aver sofferto, il salmista ha sperimentato la salvezza che il Signore ha operato per lui. Per questo professa la sua fede e testimonia la grandezza delle opere del Signore.

A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.

Oppure:

Alleluia, alleluia, alleluia.

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno tutte le famiglie dei popoli.
A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

Ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!».

SECONDA LETTURA

Questo è il suo comandamento: che crediamo e amiamo.
Giovanni offre ai cristiani i criteri per valutare la propria appartenenza a Cristo. Sono semplicemente due: credere in Gesù e amare concretamente i fratelli.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo       1 Gv 3,18-24

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO       

Gv 15,4a.5b

Alleluia, alleluia.

Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto.

Alleluia.

VANGELO

Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.
Il popolo di Israele conosceva bene la parabola della vigna del Signore. Nel Primo Testamento Israele, vigna piantata e curata da Dio stesso, non aveva portato buoni frutti. Gesù inaugura il nuovo popolo di Dio e si presenta come la vite vera in cui sono innestati i credenti. Il frutto dell’amore fraterno può portarlo solo chi rimane unito a lui, vive della stessa sua vita e accetta l’opera del Padre, che lo purifica, per renderlo più fecondo nell’amore.

Dal vangelo secondo Giovanni            Gv 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Parola del Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – V DOMENICA DI PASQUA

28 APRILE

V DOMENICA DI PASQUA

«RIMANETE IN ME E IO IN VOI»

PREGHIERE DI PERDONO

  • Padre, tu poti la nostra vita, perché possiamo portare frutti di amore fraterno, ma noi ci lamentiamo. Kyrie eleison.
  • Cristo, hai scelto di abitare in noi, ma molte volte il nostro cuore non ti ha accolto. Christe eleison.
  • Spirito Santo, tu ci dai la forza di amare i fratelli, ma noi troviamo la scusa che è difficile. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Il Padre ha piantato Gesù nel mondo e ci ha innestati in lui. La sua opera paterna ci rende capaci di portare frutti di vita eterna. Preghiamo insieme e diciamo: Padre, accogli la nostra preghiera.

  • Affinché ci lasciamo potare volentieri da tutto ciò che ci ostacola nell’amore fraterno. Preghiamo.
  • Affinché con la fede, la preghiera quotidiana e l’amore per i fratelli, restiamo strettamente uniti a Gesù. Preghiamo.
  • Affinché, quando abbiamo difficoltà nell’amare i fratelli, non ci scoraggiamo e ci fidiamo del tuo aiuto. Preghiamo.
  • Affinché i nostri fratelli che non portano frutto si lascino conquistare dal tuo amore paterno. Preghiamo.

O Padre, che non perdi la fiducia nella nostra capacità di portare frutti di carità fraterna, donaci il tuo Spirito, perché ogni giorno rinnoviamo il nostro impegno di vita cristiana. Per Cristo nostro Signore.

 

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6. Vignetta di RobinHood – V DOMENICA DI PASQUA 2024

28 APRILE

V DOMENICA DI PASQUA

«RIMANETE IN ME E IO IN VOI»

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cliccaci sopra col tasto destro del mouse e scegli “Salva immagine con nome

 

Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

Testi e i commenti proposti per domenica 18 FEBBRAIO2024 – I DOMENICA DI QUARESIMA anno B (COLORE VIOLA) 

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6 maggio 2024: S.E. Mons. Mario Delpini  presenzierà la presentazione del libro “Né lupi né agnelli” di Antonio Carriero

6 maggio 2024:
S.E. Mons. Mario Delpini  presenzierà la presentazione del libro “Né lupi né agnelli” di Antonio Carriero

Lunedì 6 maggio alle ore 10.00 le scuole della città di Treviglio (BG) avranno l’occasione di scoprire il libro edito da Elledici “Né lupi né agnelli” di don Antonio Carriero: l’opera, attraverso l’analisi del celebre Sogno dei 9 anni di don Bosco, invita i giovani a riflettere su questioni che toccano tanto l’esistenza umana quanto la vita spirituale.

Moderato dal Dr. Francesco Antonio Grana, Giornalista Vaticanista, la presentazione avrà come ospiti S.E. Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano, e l’autore del libro don Antonio Carriero, SDB.

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3. Commento alle Letture – IV DOMENICA DI PASQUA

21 APRILE

IV DOMENICA DI PASQUA

(Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni)

CRISTO BUON PASTORE

COMMENTO

Il Primo Testamento aveva annunciato, soprattutto con il profeta Ezechiele, la venuta di un pastore che si sarebbe preso cura del popolo di Dio, anzi, questo pastore sarebbe stato Dio stesso.
Giovanni, partendo dalla figura del pastore «bello», perché «buono», rivela il cuore della missione di Gesù, il modo con cui essa si realizza e il frutto della sua opera, che consiste nella salvezza di tutti coloro che il Padre gli ha affidati e nella costituzione del nuovo popolo di Dio.
Anzitutto, Gesù, dicendo «io sono il pastore», quello “bello”, mentre realizza la profezia di Ezechiele, collega se stesso a Dio, prendendo il suo stesso nome.
Subito ne dà anche la prova: «sono il buon pastore, perché io do la mia vita».
Per sottolineare la verità di ciò che rivela, evidenzia la diversità con i pastori prezzolati, che si mettono alla guida degli altri solo per i propri interessi e che di fronte all’assalto dell’avversario, Satana, fuggono. Lui invece non solo non fuggirà, ma affronterà il nemico degli uomini e si consegnerà alla morte, per raccogliere i figli di Dio dispersi e riunirli in un solo popolo.
Perché il pastore si comporta in questo modo? Perché il Padre ama gli uomini, li vuole rendere suoi figli ad immagine del Figlio unigenito, per questo manda proprio il Figlio nel mondo, per salvarlo, e mette nelle sue mani tutti gli uomini da riscattare, i quali per questo gli appartengono, sono parte di lui, suoi fratelli. E lui li conosce, li ama, condivide con loro la sua vita, quella che il Padre gli ha dato.
Non basta. Gesù stabilisce un paragone tra il rapporto che lui ha con il Padre e quello che ha con i suoi fratelli: è un rapporto della stessa natura, un rapporto di amore che condivide tutto, anzi il rapporto di amore di Gesù con il Padre è anche la causa dell’amore per i fratelli.
I primi appartenenti alla famiglia di Dio provengono dal recinto di Israele, ma anche i pagani appartengono a Gesù: lui ha il compito di rivelarsi anche a loro, affinché essi credano in lui, lo seguano ed entrino così a far parte del nuovo popolo di Dio, che è uno perché ha un solo pastore.
Il Signore Gesù opera tutto questo in obbedienza al Padre e in piena libertà personale di fronte agli uomini: non sono essi a “consegnare” Gesù alla morte (come preferiscono dire i sinottici), ma è lui stesso che “consegna” la sua vita per poi “riprenderla”, passando attraverso la croce, e per farne dono ai suoi fratelli.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. L’immagine del pastore può essere piacevole, di meno quella del gregge e della pecora. Ma noi facciamo l’esperienza di lasciarci guidare da Gesù?
  2. Il Signore dice di conoscerci. E chi appartiene a lui lo conosce. Noi crediamo di conoscere il Signore, ma san Giovanni ci mette in guardia: «Chi dice: “Lo conosco”, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo…» (1 Gv 2,4). Solo chi ama i fratelli conosce Gesù e gli appartiene.
  3. Non tutti gli uomini sono nella Chiesa, ma tutti appartengono al Signore. Gesù desidera che noi gli prestiamo mente, cuore, mani e piedi, per condurre a lui quelli che non lo conoscono.
  4. «In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1Gv 3,16). Ce ne dobbiamo ricordare quando abbiamo la tentazione di pensare: «ho già fatto fin troppo… e quindi ora ho diritto di pensare a me».

PROPOSTA DI IMPEGNO 

Ogni cristiano ha Cristo buon pastore come modello concreto. Il Signore ci sta chiedendo di guidare a lui un nostro fratello?

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2. introduzioni – IV DOMENICA DI PASQUA

21 APRILE

IV DOMENICA DI PASQUA

(Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni)

CRISTO BUON PASTORE

La domenica del Buon Pastore ci invita a pregare per le vocazioni. La liturgia della Parola presenta: il progetto di Gesù, dare la vita per tutti gli uomini che il Padre gli ha affidati; il dono che Gesù ci ha fatto di essere davvero figli di Dio; la testimonianza di fede degli apostoli che solo Gesù può salvarci.

PRIMA LETTURA

In nessun altro c’è salvezza.
Pietro coglie l’occasione che gli offrono i Capi del popolo, per spiegare che la logica di Dio è molto diversa dalla loro: essi hanno scartato Gesù, ma Dio Padre ha reso proprio lui la pietra angolare del nuovo popolo che egli si è scelto. Essi hanno creduto di proteggersi eliminando Gesù, ma ora solo in lui possono trovare salvezza.

SALMO RESPONSORIALE   

Dal Salmo 17 (1 8)

Dio ha operato cose meravigliose, il salmista le riconosce e apre il cuore alla riconoscenza e alla lode.

SECONDA LETTURA

Vedremo Dio così come egli è.
In due versetti Giovanni presenta l’inestimabile dono di Dio, che ci ha fatti suoi figli, e la certezza che, se ancora non vediamo con i nostri occhi terreni lo splendore del dono, lo sperimenteremo per sempre quando egli ci chiamerà a condividere la sua gioia nella sua casa.

VANGELO

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.
Giovanni presenta Gesù come pastore con tre caratteristiche, che lo distinguono da tutti gli altri: è coraggioso e difende la sue pecore dagli assalti dei lupi rapaci; conosce le sue pecore una per una e vuole guidarle tutte alla salvezza; liberamente offre la sua vita, fidandosi del Padre.